Lazzaro vieni fuori by Andrea G. Pinketts

Lazzaro vieni fuori by Andrea G. Pinketts

autore:Andrea G. Pinketts [Pinketts, Andrea G.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia


9

Se qualcuno dei poliziotti presenti in piazza avesse aguzzato lo sguardo, mi sarei trovato in serie difficoltà. Ulisse mi salvò per la seconda volta nel giro di dieci minuti. Evitò di mostrare al pubblico coltello e tirapugni e fece cadere l’attenzione generale sulla tasca vuota. Nel frattempo le sue magiche dita fecero sparire, a mio esclusivo beneficio, gli oggetti compromettenti. Gli ero diventato decisamente simpatico: fece uscire dalla mia tasca disoccupata un mazzo di fiori. Gli applausi salutarono la parte dell’impresa di cui erano a conoscenza.

Il mio «Grazie, poi le spiego» fu coperto dal generoso battimani.

Patrizia si era avvicinata al palco. Non si era accorta dell’incidente col vigilante e pensava che la mia prestazione fosse a suo beneficio. Feci in modo che divenisse così. Le porsi il mazzo di fiori tra fischi allusivi e applausi morenti.

Ulisse mi sussurrò un «Si faccia vedere al bar all’angolo tra una mezz’ora».

Nella vita di chiunque c’è sempre un bar all’angolo. Io ne avevo un’infinità.

«Le devo ridare i suoi souvenir» aggiunse.

Avrebbe anche avuto diritto a una spiegazione. Scesi dal palco e lasciai il posto a un secondo volontario, proprio lo stesso tipo che, due esibizioni prima, si era messo a sfottere Ulisse Pero, allievo di Tony Binarelli e nuovo amico di Lazzaro Santandrea.

Raggiunsi Patrizia, che il mio omaggio floreale, coadiuvato dal sapore della magia, aveva convinto a rinunciare all’aggressività da ragazza incallita. Le presi una mano: non aveva calli. Cercai di gridarglielo tra il frastuono generale.

«Non hai i calli, hai dita affusolate da futura diciottenne romantica.»

«È il mondo che è duro, papà» scherzò, ma turbata.

«Non potrei essere tuo padre, anche se verso i dieci anni...»

«Piantala! Non dovevi offrirmi un aperitivo?»

«Solo se mi prometti che mi ridai le mie quaranta cartoline del Milite ignoto.»

Promise. Ci avviammo verso un bar discretamente arredato e discretamente semivuoto. Uno dei pochi clienti stava raccontando al barista di una rissa da western sedata dalla polizia. Avevano arrestato due “nordafricani” e fermato una decina di “sospetti”...

«Odio la violenza» disse Patrizia a me, al barista e al narratore.

Il barista, un vigoroso sessantenne, si sentì in obbligo di deplorare la concorrenza. «Il Bar dello Sport è un ritrovo di delinquenti.» Poi, fissando il costume regionale di Patrizia, aggiunse: «Che bella trentinella. Sei di Predazzo?».

«Di Corsico, provincia di Milano» intervenni, campanilista.

Lui non parve deluso. Forse c’era una Milano anche nel cuore del trentino. Come c’era una Bellamonte nel mio.

Erano già le sette e un quarto, mi suggeriva un orologio al muro. Patrizia prese un Martini, per fare più donna, io una birretta in bottiglia per raccontarle la storia dei tappi e dei duri che avevo usato con Simona. Faceva sempre effetto. Lei invece mi raccontò di come i suoi genitori non vedessero di buon occhio le ballerine, specie se nella loro famiglia. Poi passò al privato. Mi raccontò che sentimentalmente preferiva stare da sola, che è un modo efficace per raccontarti che è libera di stare con te. «Domani non lavoro più qui. Dovrei tornare a Corsico, ma ormai penso che finirò qui la settimana. Sei anche tu a Predazzo?»

«No, a Bellamonte.



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